ANGELO DELLA GRAVITÀ

Testo vincitore del Premio Speciale della Giuria Riccione 2001 “Bignami-Quondamatteo”. Una produzione di NoveTeatro con il sostegno del Comune di Novellara (Re)

di Massimo Sgorbani

regia, scene e costumi Domenico Ammendola

con Leonardo Lidi

assistente alla regia Eva Martucci

collaborazione artistica Fabrizio Careddu

luci e fonica Lorenzo Savi

organizzazione Carlotta Ghizzoni

Notizia dagli Stati Uniti. Un detenuto, nel braccio della morte in attesa dell’impiccagione, vede sospesa la sua esecuzione: troppo grasso, spezzerebbe la corda del boia.

Da questo fatto di cronaca, Massimo Sgorbani ha tratto Angelo della gravità, il resoconto che il condannato fa delle sue vicende mentre attende la sua punizione.

Un monologo dal punto di vista del detenuto, imprigionato, oltre che nella sua cella, in una situazione surreale e in un corpo cresciuto a dismisura. La sua unica consolazione è il cibo: per questo approda negli Stati Uniti, il paese da favola dove i supermercati sono aperti a tutte le ore e i panini sono come quelli dei fumetti. Qui, in terra straniera, consuma l’efferato ma candido delitto per il quale viene condannato all’impiccagione.

Angelo della gravità è dunque la storia di un uomo con evidenti problemi di disordine alimentare e di immaturità psicologica. Ma è soprattutto la storia di un’eresia. Eresia paradossale, figlia di una cultura essenzialmente laica e materialista, nella quale lo slancio religioso è sempre mischiato a elementi profani. Eresia di un’epoca in cui il consumo stesso è diventato la più diffusa delle religioni.

In Angelo della gravità la ricerca registica di Domenico Ammendola si arricchisce grazie al sodalizio artistico con Massimo Sgorbani. La scena dello spettacolo è uno spazio asettico pervaso da suoni e luci, che enfatizzano lo scorrere del tempo e la potenza della parola. Sono le uniche cose a cui il personaggio si appiglia per non lasciarsi trascinare dalla corrente della morte: è una cella, è la corazza di ciccia in cui il personaggio è immerso, è un qualsiasi luogo davanti o almeno nelle vicinanze di Dio.

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